Svezzamento anticipato a 4 mesi: quando è utile?

Bambini a rischio allergie, celiachia o carenza di ferro: meglio svezzarli prima dei 6 mesi?

Nonostante le indicazioni dell’OMS, esistono tipologie di bambino in cui è opportuno procedere ad uno svezzamento anticipato a 4 mesi. Le indicazioni dell’OMS sono infatti chiare:

  • allattamento materno esclusivo fino a 6 mesi (da proseguire poi finchè mamma e bambino lo desiderino)
  • svezzamento dai 6 mesi in poi

Esistono situazioni in cui è preferibile svezzare prima dei 6 mesi?

Assolutamente si. Altrimenti non ci avrei fatto un articolo! 😉

E, se avete letto gli altri miei articoli sullo svezzamento (e in particolare sull’auto-svezzamento) saprete sicuramente che iniziare prima dei 6 mesi vuol dire trovarsi di fronte a un bambino meno maturo sul piano neuromotorio e dunque anche meno incline a lasciarsi coinvolgere dal cibo di mamma e papà.

Perchè mai dunque anticipare lo svezzamento a 4 mesi dovendo poi, con buone probabilità, ricorrere a uno svezzamento classico? Quali ragioni potrebbero indurre il vostro pediatra a sacrificare, almeno nelle fasi iniziali, l’autosvezzamento per la fretta di svezzare?

I motivi per cui il vostro pediatra potrebbe scegliere di svezzare tra i 4 e i 6 mesi possono essere vari, ed alcuni di essi vengono discussi nelle raccomandazioni sullo svezzamento pubblicate su Italian Journal of Pediatrics nel 2015 (vedi fonti).

Qui mi limito a dire due paroline sulle tipologie di bambino meglio codificate sul piano scientifico in cui è ragionevole anticipare lo svezzamento prima dei 6 mesi.

Bambino a rischio allergico

Quando tra i familiari di primo grado vi sono persone allergiche, il piccolo potrebbe sviluppare nel tempo anch’egli allergie.

Un tempo si pensava che ritardare l’introduzione degli alimenti più spesso allergizzanti (uova, pesce, pomodoro, arachidi…) potesse protegger犀利士 e questi bambini.

Da ciò originano le obsolete abitudini di introdurre ad esempio il pomodoro dopo gli 8 mesi e l’uovo addirittura dopo i 12 mesi.

In realtà oggi sappiamo che tali ritardi nell’introduzione degli alimenti addirittura rischiano di aumentare il rischio di allergia piuttosto che diminuirlo!

Il periodo tra i 4 e i 6 mesi di vita è infatti riconosciuto come il momento di massima probabilità per l’instaurarsi della tolleranza orale: durante questo periodo l’intestino ha le caratteristiche anatomo-funzionali più adeguate per impara riconoscere come self (“amiche”) le proteine presenti nei vari alimenti.

E ciò è tanto più vero qualora questo incontro intestino-proteine alimentari avvenga in una fase in cui il piccolo sia ancora allattato al seno. Sappiamo bene quanto l’allattamento materno aiuti l’intestino a riconoscere e tollerare gli alimenti evitando allergie!

Bambino a rischio celiachia

La celiachia è una patologia autoimmune che, nella sua forma classica, colpisce la parte alta dell’intestino provocando malassorbimento.

Allorchè vi sia celiachia tra i familiari di primo grado, il bimbo può essere considerato a rischio. Per accertarsi che tale rischio non esista bisognerebbe fare lo studio dell’aplotipo HLA e trovarlo negativo per DQ2 e DQ8.

Ma in assenza di tale studio dobbiamo considerare il bambino come “a rischio” e quindi dobbiamo sapere che, in ragione di ciò, il nostro pediatra potrebbe scegliere di introdurre gradualmente il glutine già dai 4 mesi di vita.

E’ noto infatti che l’introduzione graduale del glutine in questo periodo (specie se in corso di allattamento al seno!) aiuta il bimbo a tollerare il glutine e può ritardare l’età di insorgenza dei primi sintomi di celiachia, qualora la malattia dovesse insorgere.

Bambino a rischio carenza di ferro

Quali sono i bambini che rischiano una carenza di ferro e una conseguente anemia sideropenica?

Ecco alcuni fattori di rischio per carenza di ferro in età pediatrica:

  • Nati da madri con scarse riserve di ferro
  • Nati pretermine e/o di basso peso (<2500 gr) per ritardo di crescita intrauterino
  • Nati da madri con disfunzioni placentari
  • Nati da madri con diabete
  • Bambini con crescita troppo rapida ai bilanci effettuati (le scorte di ferro potrebbero non essere adeguate al rapido incremento di peso!)

C’è da sapere il latte materno è povero di ferro poichè la natura vuole che la nostra mamma ce lo doni poco prima della nascita attraverso la placenta.

Tali scorte di ferro ci saranno sufficienti nei primi 4 mesi di vita, dopodichè si esauriranno e, in assenza di altre fonti di ferro si rischia l’insorgere di anemia sideropenica tra i 9 e 12 mesi di vita.

Nell’allattato in formula il problema non si pone essendo le formule arricchite in ferro (ma se ne pongono mille altri di problemi! il latte materno da’ vantaggi sotto mille altri punti di vista! Vedi la mia playlist video – Dialoghi su Allattamento sul canale youtube ilPediatraSpiega).

Nell’allattato al seno esclusivo invece il pediatra ha varie possibilità di scelta:

  • Se sussistono fattori di rischio per carenza di ferro (vedi sopra) il vostro pediatra potrebbe sceglie di prescrivere un integratore di ferro sin dal primo mese in quanto il piccolo è sprovvisto di scorte (le famose gocce di ferro!)
  • Se non vi sono fattori di rischio per carenza di ferro tale integratore di ferro potrebbe essere prescritto dal 4° mese in poi (allorchè lo scorte fisiologicamente si esauriscano) oppure, in alternativa, potrebbe scegliere di anticipare lo svezzamento introducendo pappe con cereali fortificati (ovvero arricchiti in ferro)

Altre ragioni di svezzamento anticipato?

Finora ho descritto le ragioni di svezzamento anticipato in cui più spesso ci si imbatte.

Ma le motivazioni per cui il vostro pediatra potrebbe aver scelto di svezzare prima possono essere molteplici.

Il mio invito a voi tutti è quello di descriverle qui sotto tra i commenti cosicchè io possa trarne spunto per discuterle in nuovi paragrafi da aggiungere a questo articolo, chiarendo così qualche dubbio in più!

Grazie a chi tra voi voglia così contribuire ad arricchire questo articolo!

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Fonti:

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