Cosa fare quando la febbre supera i 38? E se sale sopra i 40? Dopo quanto tempo ridare Tachipirina? Quando è utile il Nurofen?
“La Tachipirina va data a 38”. E’ vero o no che siamo un po’ tutti cresciuti sulla scia di tale (pseudo)-verità?
Quasi una tradizione: “A 38 dai qualcosa sennò la febbre diventa pericolosa!” Nei ricordi di ognuno di noi c’è di certo qualcuno (padre, madre, nonno, zio, vicino di casa…) che esclama questa frase con convinzione.
Ma davvero? Sembrerebbe dunque che il pericolo non risieda tanto nelle malattie ma nella fisiologica risposta del nostro organismo ad esse?
La febbre? Un nemico da combattere ad ogni costo?
Sprezzando ogni abuso di antipiretici, ogni pericolo di intossicazione epatica da paracetamolo (Tachipirina), di gastrotossicità o nefrotossicità da ibuprofene (Nurofen)?
Ebbene da pediatra in questo articolo voglio fissare nella vostra mente alcuni semplici concetti per guarire dalla “fever-phobia” e poter gestire con meno “ansia da termometro” la febbre dei vostri bambini.
Vi spiegherò poi a fine articolo anche come è nata la famosa “regola del 38” come spartiacque per decidere di dare l’antipiretico e perché la nostra generazione di ansio-genitori (me compreso, ma non per la febbre!) non può più permettersi di seguire questa regola.
Allora. Cominciamo con ordine.
Come usare il paracetamolo (es: Tachipirina)?
Il paracetamolo è un farmaco ad effetto antifebbrile ed antidolorifico. Al contrario di quanto molti credono, non ha invece alcuna funzione antinfiammatoria.
La dose del paracetamolo è:
- 10 mg/kg sotto i 6 Kg di peso per bocca
- 15 mg/kg sopra i 6 Kg di peso per bocca
- 15-20 mg/kg per via rettale (supposte)
- la dose massima nei bambini è 500 mg
Il paracetamolo può essere ri-somministrato ogni 6 ore per un massimo di 4 volte al giorno. NB: i nuovi dosaggi approvati dall’AIFA, pubblicati in G.U. di Giugno 2017 e schematizzati sulle rispettive confezioni e bugiardini non prevedono, a differenza che in passato, la ripetizione della dose ogni 4 ore.
Tra gli effetti collaterali ricordiamo: ipertransaminasemia, epatite da farmaci
Nel caso della Tachipirina, ad esempio, abbiamo per i bambini la possibilità di scelta tra gocce, sciroppo e supposte
- Tachipirina gocce 100 mg/ml (1 goccia = 4 mg)
- Utili fino a 11 Kg di peso
- 2,5 gocce pro Kg (sotto i 6 kg)
- 3,5 gocce pro Kg (sopra i 6 Kg)
- Tachipirina sciroppo 120mg/5ml
- Utile fino a 32 Kg di peso
- 6 ml ogni 10 Kg di peso
- Tachipirina o Efferalgan supposte: minimo 15 mg/kg – massimo 20 mg/kg. Un dosaggio adeguato viene pertanto ottenuto mediante:
- sotto i 6 Kg: supposta 62,5 (Tachipirina)
- tra 6-11 Kg: supposta 125 (Tachipirina)
- tra 11-12 Kg: supposta 150 (Efferalgan)
- tra 12-20 Kg: supposta 250 (Tachipirina)
- tra 20-25 Kg: supposta 300 (Efferalgan)
- sopra i 25 Kg: supposta 500 (Tachipirina)
Va evitato un uso protratto: si è visto infatti che se il paracetamolo è dato in maniera continua per oltre una settimana può provocare danni epatici.
Leggi anche – Febbre scende con Tachipirina e poi risale
Come usare l’ibuprofene (es: Nurofen)?
L’ibuprofene è un farmaco non solo antifebbrile e antidolorifico (come il paracetamolo) ma ha anche proprietà antinfiammatorie.
Può essere somministrato dai 3 mesi in su, a patto che il bambino pesi più di 6 Kg.
Il dosaggio dell’ibuprofene è 10 mg/kg per bocca e può essere somministrato ogni 6-8 ore per un massimo di 3 volte al giorno.
Tra gli effetti collaterali ricordiamo: gastrite, emorragie gastrointestinali, insufficienza renale.
E’ consigliabile che l’ibuprofene venga assunto a stomaco pieno ed evitato in caso di vomito, diarrea, disidratazione, dolore addominale, varicella, polmonite.
Nel caso del Nurofen, ad esempio, abbiamo per i bambini la possibilità di scelta tra sciroppo e supposte.
- Nurofen sciroppo 100 mg/5ml o Momentkid sciroppo 100mg/5ml
- dose minima è pari al peso diviso 3 (in ml)
- dose massima è pari al peso diviso 2 (in ml)
- Es: se pesa 15 Kg, dose minima 5 ml e dose massima 7,5 ml
- Nurofen sciroppo 200 mg/5ml
- Presenta concentrazione di ibuprofene doppia ed è utile nei bambini più grandi
- Per calcolare le dosi basterà dimezzare gli ml calcolati per il nurofen 100
- Nurofenbaby supposte 60 (Prima infanzia)
- dai 3 mesi ai 2 anni a patto che pesi più di 6 Kg
- Nurofenjunior supposte 125 (Bambini)
- dai 2 in poi a patto che pesi più di 12,5 Kg
- questo formato è comodo fino a un peso di circa 20 Kg (circa 6 anni di età)
Antipiretici: meglio per bocca o a supposte?
Sciroppo o supposte? Altro quesito spesso posto dai genitori.
Sappiate che sia per il paracetamolo che per l’ibuprofene la via orale è sempre da preferire, in quanto presenta un assorbimento del farmaco più rapido e certo.
La via rettale presenta invece assorbimento più variabile e imprevedibile ed andrebbe utilizzata solo in caso di vomito o altre condizioni che impediscano la via orale (es: rifiuto del bambino).
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Dopo quanto tempo rimisurare la febbre?
Sia paracetamolo che ibuprofene raggiungono il massimo effetto dopo circa 30-60 minuti dall’assunzione. La riduzione della febbre si ottiene generalmente in questi tempi.
Converrebbe pertanto attendere almeno 40-60 minuti prima di rimisurare la febbre Talora la discesa può anche iniziare un’ora dopo (specie se usi supposte anzichè la via orale – vedi sopra).
Leggi anche – Tachipirina: dopo quanto tempo fa effetto?
Ricordate una cosa importante, che può aiutare a sminuire inutili ansie: quando usate farmaci antifebbrili l’obiettivo non è normalizzare la temperatura (cioè sotto i 37,2°) ma tenerla “a freno”, magari abbassandola anche solo di un po’.
Sapete bene infatti che può essere pericoloso abbassare la febbre troppo rapidamente…per fare un esempio, se da 39,5° la temperatura scende anche solo a 38-38,5° e il bambino è meno a disagio potete ritenervi soddisfatti del risultato ottenuto.
E’ possibile alternare Tachipirina e Nurofen?
E’ poco raccomandabile adottare in maniera sistematica la pratica di associare Nurofen e Tachipirina, in quanto sono diverse le ipotesi di aumento dei potenziali effetti tossici di questi farmaci quando dati in associazione, in particolare a livello renale, nonostante siano ancora scarsi gli studi che dimostrino ciò.
Sono passate appena 4 ore dal Nurofen ed è risalita la febbre? Siete tentati di dare una dose di Tachipirina non potendone ancora dare un’altra di Nurofen?
La possibilità di alternare tali due farmaci va discussa col pediatra che laddove sia proprio necessario (es: febbre oltre 40) e in assenza di altre condizioni di rischio renale (es: disidratazione…) potrebbe suggerirvi犀利士 di alternarlo una tantum.
Se invece pur avendo febbre, non è strettamente necessario abbassarla subito, è verosimile che il vostro pediatra vi consigli di attendere il giusto intervallo tra le dosi, mantenendovi su un unico farmaco.
Cosa fare se la febbre non scende?
In caso di iperpiressia (oltre 40!) per nulla responsiva ad antipiretici converrà far visitare il piccolo da un pediatra per accertarsi che non vi siano sintomi di accompagnamento della febbre suggestivi di pericolo (che approfondisco altrove su questo sito).
Leggi anche – Febbre alta bambini: ecco quando preoccuparsi davvero
Detto ciò, mi preme di aggiungere che una discesa seppur parziale della temperatura (anche mezzo grado!) può già rendere gli animi più sereni in assenza di altre condizioni di pericolo.
Non è sempre necessario che il bimbo sfebbri totalmente per tranquillizzarsi! Talora un abbattimento troppo rapido della temperatura può creare maggior disagio al bambino!
Quando l’antipiretico è necessario e quando conviene attendere?
Lo spartiacque tra il “piacere” di abbassare la febbre e il “dovere” di farlo è segnato dai 40°C. Sotto questa soglia, se è possibile abbassarla bene, altrimenti non è necessario accanirsi.
Sopra i 40°C invece, in accordo col proprio pediatra, talora può essere necessario anche anticipare una dose o cambiare antipiretico o via di somministrazione.
E’ dunque importante non “strafare” finchè siamo sotto i 40 cosicchè ci riserviamo il fegato del bambino a dover sopportare eventualmente dosi un po’ più ravvicinate (guidati dal proprio pediatra!) laddove si superassero i 40!
Ma andiamo più nel dettaglio…
Sopra i 40: l’antipiretico è sempre utile!
Concetto chiave: la febbre non comporta alcun rischio di danni al cervello o all’organismo, se non quando si elevi in modo persistente sopra i 40,5°C.
E sapete bene che elevazioni febbrili di tale portata non sono frequentissime: l’innalzamento della febbre è deciso dall’organismo stesso in quanto i microrganismi replicano più lentamente a temperature più elevate.
E l’organismo non ha nessun intento autolesionista: accade raramente e quasi per “errore di sistema” che i pathway citochinici che regolano l’innalzamento della febbre “sbrocchino” (o anche “la facciano fuori dal vaso” se preferite) portando la temperatura a livelli tanto alti.
Un’elevazione persistente sopra i 40,5 può infatti comportare alterazioni delle attività metabolico-enzimatiche cerebrali.
Ecco perché è auspicabile non permettere alla febbre di mantenersi a lungo così alta.
Ed ecco perché, in via prudenziale, già dai 40°C in su è sempre utile dare un antipiretico: anche per questo non bisognerebbe sprecare “cartucce” (dosi) bombardandoli di antipiretico a dosi ravvicinate se la febbre è sotto i 40!
Sotto i 40 converrebbe mantenere più “in quiete” fegato, reni e stomaco del piccolo, per poi avere modo di andarci più decisi (sempre sotto guida del proprio pediatra!) qualora la febbre schizzi sopra i 40 e diventi più impellente abbassarla!
Mi spiegate voi una cosa?
Se mi chiamate col piccolo oltre 40 dopo 2 ore dall’ultima dose di antipiretico e mi raccontate che da 2-3 giorni prende Tachipirina e magari anche Nurofen compulsivamente ogni 3-4 ore per sedare ogni 38 e 39… ma come faccio io a trovare il coraggio di anticipargli una tantum una dose
Sotto i 40: l’antipiretico può aiutare ma non è sempre necessario!
Dicesi febbre ogni temperatura (ascellare o inguinale) sopra i 37,5°C.
Fino a 38 ci è più “simpatica”, quindi la chiamiamo con tono un po’ affettuoso anche febbricola.
Sopra i 38 comincia a innervosirci, quindi la chiamiamo con tono più freddo e distaccato, semplicemente febbre.
Sopra i 40, come detto poco fa, la febbre ci impone di agire con antipiretici ed ecco perché in medicina le abbiamo dato un nome più adatto a un thriller d’azione: iperpiressia.
Ma torniamo al nostro bimbo sotto i 40 e capiamo insieme come decidere se dare o meno l’antipiretico…
Febbre tra 38 e 40? Guardiamo il bambino non il termometro!
Quando la febbre oscilla tra i 38 e i 40 so per esperienza che sono tantissimi i genitori ad andare letteralmente (e spesso inutilmente) fuori di testa, ostinandosi a perseguire un unico e solo obiettivo: sfebbrare il piccolo.
Nel perseguire tale obiettivo talora smettono addirittura di guardare il bambino e finiscono col guardare unicamente il termometro.
Smettono di vedere che magari il piccolo Mario, nonostante i 39 e rotti, è sorridente e vuole giocare.
Smettono di vedere che la piccola Sara, sebbene la febbre a 38, è vispa, vivace ed ha anche appetito.
E smettono di vedere che il piccolo Luca, nonostante sfiori appena i 37,5, non abbia appetito e sia poco vivace e meno giocoso del solito.
A quale dei 3 bimbi appena citati dareste voi una dose di antifebbrile e a quale no?
Io personalmente, se è trascorso il giusto intervallo di tempo dalla dose precedente, lo darei solo a Luca.
“Dottore ma non arriva neanche a 38!”
Ma scusate l’antipiretico è un farmaco sintomatico oppure no? Va quindi dato quando il sintomo arreca disagio.
Se il 37,5 da disagio a Luca, l’antipiretico può aiutarlo. Se iul 39 non da disagio a Mario, l’antipiretico è superfluo.
Perché allora esiste la vecchia regola del 38? Questo ve lo spiego tra pochi istanti a fine articolo.
Per ora vi dico che a Mario e Sara la rimisurerei dopo un’oretta per assicurarmi che abbia smesso di salire.
La presenza di mani e piedi caldi può essermi d’ulteriore ausilio in ciò: finchè la febbre sale, infatti le estremità tendono ad essere fredde e il piccolo stesso “sente freddo” (talora con brivido).
A Mario e Sara, se la febbre è stabile, valuterei l’antipiretico eventualmente una mezzora prima del pasto, solo ove nutra qualche dubbio sul loro appetito: giungere con meno febbre ai pasti talora può aiutare!
Febbre tra 37,5 e 38? Ancora: guardiamo il bambino non il termometro!
Per quanto appena spiegato circa il piccolo Luca, vi dico che in questa fascia l’antipiretico è utile solo laddove la febbre arrechi disagio al piccolo.
Ha 37,6 mal tollerati? E trascorso l’intervallo di tempo giusto dalla dose precedente? Antipiretico si.
Ha 38 ben tollerati, gioca, ride e scherza? Antipiretico no. In tal modo se di lì a 2-3-4 ore la situazione del piccolo evolve al punto da doverlo dare, posso somministrarlo serenamente senza che debba bruciare i tempi tra le dosi.
In buona sostanza sotto i 40 dovete sempre decidere guardando il piccolo e guardando l’orologio!
Perchè esiste allora la regola del 38?
Perchè è semplice e immediata da comunicare.
Consente al medico di dare un messaggio netto e chiaro confidando nel fatto che sotto i 38 più spesso il disagio è scarso mentre sopra i 38 più spesso il disagio aumenta.
Ma non sempre è così!
E per genitori che fin troppo spesso sono ossessionati dal termometro, tale regola finisce col tradursi in abuso di farmaco, poichè genera la percezione che a 38 scatti “il dovere” dell’antipiretico, inducendo ad anticipare inutilmente e pericolosamente dosi su dosi.
Impacchi freschi? Servono in corso di febbre?
Solo se graditi al bambino. Gli impacchi con acqua fresca (non fredda) apposti su fronte e/o ascelle sono utili solo laddove il bimbo ne tragga sollievo psichico.
Non modificano significativamente l’andamento della febbre ma rappresentano solo una rimedio per rendere “più gradevole” il sintomo.
Se dunque il piccolo non li gradisce e a causa di tali impacchi vive il tutto con maggior disagio, allora non ha alcun senso utilizzarli.
Quindi non bisogna far nulla per abbassare la febbre?
Esattamente.
Se il bimbo ha meno di 40, non è abbattuto, non ha disagio, mangia, beve, ride e gioca, non ha senso accanirsi con antipiretici, impacchi freschi o spugnature.
Ricordate che il disagio associato alla febbre non dipende dalla temperatura in sè, bensì dalla malattia che è alla base.
Il 37,5 di un morbillo già ti demolisce, il 39 di una banale virosi respiratoria decorre talora in bambini che ridono e giocano!
L’unica cosa da fare è quindi osservare, con l’aiuto del proprio pediatra, che il piccolo continui a mantenersi in buone condizioni generali e che non compaiano elementi o “andamenti” che facciano pensare a patologie meritevoli di antibiotico e/o di valutazione ospedaliera.
Ma di questo parleremo in nuovi articoli. Seguimi sulla pagina Facebook ilPediatraSpiega per essere aggiornato su nuovi articoli o video.
Dott. Raffaele Troiano
Foto di Simon Steinberger da Pixabay
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