Deprivazione scolastica: la vera complicanza del Covid nei bambini

Se il danno polmonare da Covid lo misuri con TAC e saturimetro, il danno mentale hai meno mezzi per misurarlo. Ma non vuol dire che non esista.

Dall’inizio della pandemia non c’è voluto molto a comprendere che per fortuna il Covid ha nei bambini un decorso più spesso lieve.

E’ pur vero che nei mesi di picco sono emersi alla cronaca alcuni rari gravi casi di MIS-C (Malattia Infiammatoria Sistemica Covid-relata) facendoci capire che il dilagare incontrollato del virus avrebbe potuto far emergere con più forza anche il “raro”.

Ma fortunatamente il timore principale su bambini e ragazzi non è stato tanto per la loro salute, quanto per il fatto che essi fungessero da amplificatori del contagio veicolando il virus in famiglia e agli anziani.

E’ noto infatti che i virus respiratori in generale “sguazzano” e si diffondono facilmente in età pediatrica, dunque era più che lecito fare questo pensiero: sembrerebbe essere infatti così fino a prova contraria.

E’ però poi accaduto che questa prova contraria l’abbiamo avuta: ci si è resi conto che questo virus non circola in età pediatrica con la stessa forza che in età adulta.

E ci si è resi conto, in particolare, che il contagio scolastico è irrilevante ai fini dell’andamento globale delle curve epidemiche nelle varie regioni e nelle varie città.

Ciononostante in vari contesti politici si è continuato a insistere sulla chiusura delle scuole come rimedio al dilagare del contagio Covid.

Un po’ come se fossimo nel ‘600 e un navigatore, pur avendo acquisito l’evidenza della Terra sferica anzichè piatta, continuasse a non voler navigare in oceano aperto per paura di arrivare alla fine del mare e cadere nel vuoto.

So che è sferica ma continuo ad agire come se fosse piatta.

Chiusura delle scuole: ciò che sembra e ciò che è

La chiusura della scuole, in fase iniziale, è stata dunque quasi istintiva: è noto che i virus respiratori solitamente sguazzano tra i bambini scolarizzati.

E quando ancora non si conosce bene un fenomeno nuovo si agisce in base a ciò che sembra o che potrebbe essere.

Un po’ come quando l’Uomo agiva credendo che fosse il Sole a girare intorno a un pianeta Terra immobile, perchè così sembrava.

Per capire che invece in realtà è abbiamo dovuto studiare e sudare: Terra in movimento rispetto a un Sole fermo… per secoli non era affatto così scontato!

E per le scuole non vale forse un discorso analogo?

Ecco ciò che sembra alle masse: “Ma è ovvio che a scuola i bimbi si contagiano 5 ore in un’aula!!” (sembrava esattamente così anche a me a Febbraio 2020 quando pubblicai in video in cui esortavo a chiudere le scuole!)

Ecco invece ciò che è: un recente studio sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet conclude sui dati di 7,3 milioni di studenti che la scuola non è un luogo ad elevato rischio di contagio rispetto ad altri.

Ed esperienze empiriche recentemente evidenziate in un articolo del Corriere (ovvero l’assenza di correlazione scuola-impennata della curva contagi a Roma e Napoli lo scorso autunno) sono coerenti con quanto affermato dal Lancet.

Si certo, lo so, anche a scuola ci si può contagiare. Ma qualcuno per caso ha affermato il contrario?

E ovvio che ovunque ci si può contagiare.

Ma la domanda alla base è: dove ci si contagia di più?

Non di certo a scuola.

Ma il problema sono i trasporti!

Ah si? Benissimo allora.

Ho un’idea geniale per risolvere il problema dei trasporti.

Non ci crederete mai, è un’idea fantastica (non so come mi vengono a volte queste genialate).

Per risolvere il problema dei trasporti… mmmhhh…vediamo vediamo….mmmhhh… basta NON TRASPORTARLI!

Risolto! Punto. Finito. Chiudiamo le scuole e non trasportiamoli!

Urrà!

Un po’ come dire: il Covid si prende respirando, quindi non respirare e non lo prendi.

Si ma se non respiro muoio!

E voi credete che invece la deprivazione scolastica e sociale che stanno subendo bambini e ragazzi da oltre 1 anno non sia importante?

La socialità a quell’età non è forse “respiro” per le loro fragili menti in costruzione?

In un età dove forse ne hanno molto più bisogno che noi vecchi caproni 40-50enni che non ci facciamo mancare la passeggiata?

Avete mai sentito parlare della sindrome da auto-isolamento di Hikikomori? Voi immaginate il boom che ci aspetta nei prossimi anni?

I danni all’infanzia e all’adolescenza non li sta facendo il Covid, ma una politica le cui decisioni sono sempre più fondate sull’istinto che sulla ragione.

E nel frattempo le curve epidemiche dei vari luoghi del mondo salgono o scendono indipendentemente se le scuole sono aperte o chiuse.

Salgono o scendono in base ai comportamenti degli adulti (incluso la scelta di vaccinarsi o meno).

Danni della DAD ai bambini

Non voglio assolutamente annoiarvi elencandovi i numerosi studi osservazionali che hanno rilevato un aumento di disturbi d’ansia, del sonno e del comportamento in età pediatrica.

“Ma che saranno mai ‘sti disturbi fessi rispetto al Covid?” starà pensando qualcuno…

Il punto è che questi disturbi sono solo la punta dell’iceberg. Sono solo ciò che emerge, ciò che è facilmente misurabile.

Il problema vero, l’ICEBERG vero e proprio, è dentro il bambino e il ragazzo ed è difficile da esplorare a fondo.

Se il danno polmonare da Covid lo misuri con TAC e saturimetro, il danno mentale ai bambini hai meno mezzi per misurarlo. Ma non vuol dire che non esista!

Ne voglio dunque nemmeno tediarvi con studi ancora non fatti e che ci racconteranno in futuro l’impatto psicosociale che la deprivazione scolastica di questi anni avrà sul futuro di bambini e ragazzi.

E attenzione: per deprivazione scolastica io non intendo quella didattica (tamponata dalla DAD), ma intendo quella SOCIALE che è ben più importante!!!

Domanda: i suicidi che avverranno in maggior percentuale fra 15-20-25 anni in bambini e ragazzi che oggi stanno imparando una versione distorta della socialità racchiusa in 10 cm di smartphone… questi suicidi a chi li imputeremo?

Chi saranno i responsabili?

Nessuno!!! Ecco la risposta! I politici attuali badano bene a proteggersi dalle possibili responsabilità imminenti. Quelle future poco interessano.

Ma noi genitori non campiamo invece per il futuro dei nostri figli?

Il punto è questo: il Covid per fortuna raramente fa danni seri a bambini e ragazzi. Quindi il loro presente è relativamente al sicuro.

La deprivazione socio-scolastica invece fa danni non misurabili al loro futuro.

E la domanda è: assodato che la fascia pediatrica in ambito scolastico non sia determinate per l’andamento globale del contagio, perchè mai la gestione politica dell’epidemia continua ad essere così “istintiva” e svincolata dalle evidenze?

Perchè si fonda ancora su ciò che sembra invece che su ciò che è.

E nel frattempo le curve dei contagi che fanno?

Per caso salgono a scuole aperte e scendono a scuole chiuse?

Assolutamente no!!!

Le curve contagi fanno quello che gli pare fregandosene se il cancello della scuola sia aperto o chiuso.

Le curve epidemiche rispondono ai comportamenti di noi adulti.

Spero davvero che i bambini, che ad oggi sono quelli che hanno subito le peggiori restrizioni, possano presto cominciare a intravedere un po’ di luce.

Dott. Raffaele Troiano

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Foto di Gerd Altmann da Pixabay

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